10/10/12

compro quel che cazzo mi pare

Una cosa sola è certa, e te la dicono da quando sei piccolo: tu non vai bene e anche le cose, così come sono, non vanno bene devono essere altro. Devi essere altro, avere uno scopo altro e alto. E passi l'infanzia aspettando di essere abbastanza grande da fare quel che cazzo ti pare e vomitare che te Manzoni lo terresti esclusivamente al bagno per stimolare la defecazione. Invece non sei tu quello che non va, ma l'esercito di parrucconi che vogliono avvelenarti il piacere delle cose che vedi, che ti vogliono spiegare come le devi guardare dopo aver dettato le regole sul come e perché farle: il Messaggio e il codice di lettura. Non c'è nessun messaggio, o perlomeno non c'è obbligo di contenerlo. Non c'è codice espressivo che tu, normodotato, non sia in grado di comprendere e: se un quadro un libro non ti piacciono hai titolo per dirlo perché, per quanto possa dispiacere, l'opera d'arte è una merce che sei libero di acquistare o meno senza doverti sentire in soggezione. Se non c'è umano a cui venga l'orchite contemplando la Cappella Sistina il merito è di chi ha prodotto, viceversa l'abnorme sviluppo scrotale durante la proiezione di un film a caso di Nanni Moretti non è una tua colpa. Ti rompi i coglioni al museo? Forse la causa sono quei buontemponi che ti vorrebbero far leggere Leopardi a quattordici anni quando il tuo unico pensiero è trombare la biondina del banco davanti e che inorridiscono al pensiero che in un museo ci possa essere qualcosa da mangiare o che trovare un cesso non sia una chimera, non si mischia sacro e profano. Loro, solo loro, sono i responsabili della morte della cultura in questo paese. Questo lo puoi toccare con mano; dopo aver visitato il museo d'arte moderna di Roma, fatti un giro in Olanda e visita un qualunque museo portandoti i bambini che potrai lasciare nell'apposita area provvista di giochi  fino a quando non vorrai farli mangiare nel ristorante interno.
Da noi no, da noi si chiede assistenza per sopperire all'incapacità commerciale e culturale di quelli che vorrebbero convincerti che lo stupido sei tu.