30/08/12

rivoluzione pret a porter

Ci sono dei giorni, spesso molti e attaccati, in cui sono più ammerdato del solito e allora mi rode il tarlo che non sia poi questa gran condotta di vita essere accondiscendente, evitare di dire quello che penso quando il desiderio sarebbe invece di urlarlo. Spesso non ho buoni pensieri e non mi aiuta il mantra -vedi cara/o è difficile spiegare è difficile capire se non hai capito già-. Non aiuta sicuramente il mio fegato vedere chi si propone come alternativo, come battagliera pecora nera, appartenere ad un gregge così numeroso da non poter essere d'altro colore che bianco. Una moltitudine di daltoniche pecore bianche che non si rendono conto di non riuscire a far proprio nemmeno uno dei concetti, dei buoni sentimenti di cui parlano. Ci sono giorni in cui penso al passato, anche remoto, ad un'assemblea scolastica, a Manuel che con le vene del collo gonfie urlava: "Questa è la teoria del superuomo di Nietzsche e Nietzsche era un fascista e i fascisti qui non entrano" e alla nausea che ho provato allora al pensiero di voler tenere fuori i fascisti calpestando qualcosa che non si è nemmeno mai letto, e mi concedo la presunzione di aggiungere e che non si è in grado di capire, comunque. La nausea al pensiero che la rivoluzione sia vestirsi da finto straccione, appestare il prossimo con la propria scarsa propensione all'uso del sapone, e basta.