02/08/12

la vespa


È qualche giorno che ti penso.
Penso ai fatti che sono riuscito a ricostruire, perché a me nessuno m'ha raccontato niente fino a non molto tempo fa.
Sei stato sempre un argomento da evitare e io mi sono adeguato da ragazzino e ora ho, ormai, pudore a chiedere.
Ho trovato un certificato e il verbale dei carabinieri di quando fosti portato in clinica psichiatrica, ne ho parlato con mamma e dice di non ricordare. Ho ripreso ad adeguarmi.
Non so se è stato per tutelarmi o perché sei un ricordo scomodo, mi è stato detto lo stretto indispensabile: sei morto.  Il primo. Quando dico a Silvio che noi non moriamo di vecchiaia, ma per incidenti e malattie, si gratta le palle.
Sarebbe stato difficile tenerlo nascosto. So anche come, su questo sai com'è, com'era il paese, ci si conosceva tutti.
"A chi sei fijo?"
"A Gino."
"Io c'ero!"
C'erano tutti, sembrerebbe. Perché in tribunale a testimoniare è venuto uno solo? La risposta la conosco, si chiama ignavia, si chiama paura, si chiama tengo famiglia. Sta bene, ma allora sarebbe meglio tacere. È per questo che quando la Chris Craft stava chiudendo e gli "Io c'ero" erano in occupazione non sono mai riuscito a provare un minimo di empatia.
E penso spesso a chi manovrava il carroponte, vorrei sapere chi è. Gli vorrei dire che è l'unica altra vittima di questa situazione e che io ho sempre fatto quei  lavori che gli italiani non vogliono fare e che lo so come è gestita la sicurezza sul lavoro e che se a te ha regalato la morte e a noi il lutto a lui ha probabilmente dato una vita tormentata dal rimorso.
O forse non gliene frega un cazzo e sarebbe meglio, uno in meno che tribola.
C'è una cosa che credevo di ricordare, una Vespa. Non ne ho mai parlato con nessuno, anche perché ricordavo solo la Vespa, parcheggiata sotto casa e la consapevolezza che è nostra anche se tu non ci sei, un po' come nei sogni che sai delle cose senza ragioni apparenti.
Maria mi ha parlato di te un giorno e mi ha raccontato della Vespa e ha detto che quando tornavi dal lavoro mi prendevi e portavi al Bar Secci, con la Vespa.
Non è molto, mi piacerebbe ricordare di più, tipo il vento in faccia, la tua faccia, un sorriso.