26/11/11

bicchie*

-Ba' che faccio?-
 -Niente.-
Federico gli si era piantato davanti a dieci centimetri dal viso e lo fissava con un'espressione curiosa e sorridente.
Non era la prima volta che portava a casa i suoi picchiatelli. Lui era stranamente bello, di una bellezza che non aveva mai riscontrato negli altri.
Si divertì del suo imbarazzo per qualche istante, quindi catturò l'attenzione del ragazzo togliendolo da quella situazione che sapeva lo avrebbe potuto tenere paralizzato in eterno.
Non viveva una brutta situazione familiare o economica come spesso succedeva nei casi in cui veniva richiesta assistenza, semplicemente la madre aveva bisogno di un po' di aiuto.
Era ben vestito, palesemente curato e con un'espressione serena, a volte era preso dall'agitazione e cominciava a girare ansiosamente in cerca delle cose che gli permettevano di riprendere il controllo, tappi.
Lei ne teneva uno in tasca da dargli, lui se lo portava vicinissimo al viso e rimaneva assorto a contemplare, credo, l'increspatura della corona recuperando tranquillità.
Aveva quindici anni e gli ormoni cominciavano a produrre i loro effetti, durante il viaggio in autobus si era eccitato ed aveva preso a strusciarsi prima sul palo che sostiene i corrimano e poi su di lei.
L'aspetto apparentemente normale di Federico era causa di imbarazzo ancora maggiore non incontrando la paternalistica comprensione o addirittura il compiaciuto divertimento che abbiamo un po' tutti nell'assistere alle stranezze dei matti, ci si sente forse più normali.

-La madre, quando ha cominciato a dare segni di esuberanza sessuale- disse lei -gli ha insegnato a masturbarsi.-

*Le bicchie erano, e temo non siano più, i tappi a corona che usavamo al posto delle biglie sulle piste di sabbia.